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Non aprite quel libro!

Ecco l'inedito in due parti di un originale dramma russo-italico di un famoso commediografo kazako (ma anche kazaro), Aleksandr Gulagowksi.


Non aprite quel libro!

Romanzo breve in due parti di Aleksandr Gulagowski



Prima Parte


Vassilj giunse trafelato nella capanna, lo sguardo colmo di paura, il cuore che batteva a mille.

Camila comprese all’istante che qualcosa di terribile stava per accadere o era accaduto e si portò al petto le mani giunte, pregando San Cirillo che non si trattasse di nulla di grave.

Ma non era così.

Il giovinotto riprese fiato e si scaldò con il fuoco che ardeva nel camino, tremando come una foglia.

Nella stanza giunse anche Evgenij Baffovsky e con lo sguardo truce intimò al ragazzo di non perdere ulteriore tempo e di parlare.

-Orsù, non frapporre ulteriore indugio, mettici al corrente di quali nefaste notizie sei latore.-

Il giovane non capì e guardò la donna smarrito.

-Parla!- lo sollecitò Camila e lui comprese.

-Una cosa teribbile, siamo tutti in pericolo… oddio non oso pensarci… lo hanno annunciato oggi, presenteranno un libro presso gli uffici del Borgomastro, un libro su Rudolph Pulici.

Se avevano temuto una notizia pessima be’, era andata peggio, quella notizia era il non plus ultra della tragedia.

Nel loro paese avevano sempre vissuto in pace, vigeva la libertà, tutti erano uguali e ricordavano ancora la guerra condotta decenni prima per sconfiggere i cattivi tra i quali militava anche il suddetto Rudolph Pulici.

Avevano liberato la città dai malvagi e avevano messo per iscritto che mai più quei signori sarebbero potuti tornare.

Avevano messo per iscritto tante cose, alcune andavano bene e vi si ricorreva spesso altre, meno utili, venivano lasciate nel libro, senza essere ricordate.

La guerra coi cattivi c’era stata tanti e tanti anni prima ma ancora bruciava negli animi dei liberi e puri lo sgomento arrecato da quei cattivi.

Baffovsky immediatamente prese in mano la situazione.

-Mobilitazione generale, quella presentazione del libro non s’ha da fare! Dobbiamo impedirla ad ogni costo!

Scrisse un dispaccio e lo inviò alle truppe cammellate che teneva nel recinto, ordinando di copiarlo e mandarlo al Borgomastro, in modo da seppellirlo di lettere.

Doveva rendersi conto dello scempio che stava permettendo. Uno scandalo, ah ma alle prossime elezioni l’avrebbe pagata, come osava permettere la presentazione di un libro a loro non gradito?

Ci pensò un attimo su e si rese conto che aveva formulato male la domanda e ci riprovò.

Come può permettere che si parli di un personaggio storico che aveva ucciso i nemici in guerra?

Anche stavolta non gli piacque come gli era uscita e ritentò.

Ci rimuginò sopra bofonchiando poi se la disse mentalmente:

“In nome della democrazia e della libertà, grazie alle quali tutti abbiamo diritto ad esprimere le nostre idee senza essere perseguitati ci ascolti, ci dia retta, come può dare la parola a chi sta dalla parte opposta rispetto a noi…?

Ma già sul finale doveva essersi accorto della stronzata che stava dicendo e la sfumò in un sospiro.

Nel frattempo in paese la mobilitazione generale stava montando.

La gazzetta e il corriere pubblicarono sdegnati le sacrosante proteste della comunità e chiesero al Borgomastro di cacciare il cortigiano che aveva osato apporre il timbro “Approved” sulla proposta di presentazione del libro.

“Approved” de che? Si chiesero i pasionari. Lo dobbiamo approvà noi prima.

Una signora salì su un piedistallo e gridò verso la finestra di casa del cortigiano:

-Grazie alla lotta che abbiamo fatto noi anni fa tu adesso puoi permetterti di fare la presentazione di un libro, RICORDATI!

Il cortigiano si affacciò e chiese cortesemente:

-Grazie signora, lo ricorderò ma mi sfugge cosa voglia ottenere con questa sua dimostrazione di piazza…-

-Oh bella – rispose lei sorpresa – di impedirti di fare la presentazione del libro!

“In che senso?”

Il cortigiano domandò ricordando un vecchio attore che in un famoso film, ad un certo punto chiedeva e si chiedeva ciò.

Baffovsky allora si ricordò di una citazione che forse faceva al caso suo e non perse tempo a declamarla: “Cortigiano del borgomastro, perché ci rispondi in questo modo? Ricorda che qualcuno diceva: Non sono d’accordo con te ma darei la mia vita perché tu possa esprimere le tue opinioni. Ti rendi conto quanta bellezza e libertà in queste parole? Perché le ignori?”

-In che senso? Ripeté di nuovo il cortigiano spiazzato dal fatto che quel “tutti” più volte sbandierato dai dimostranti in realtà aveva un non so che di “marchesismo del grillo” col “io so io e voi…”

Per Baffovsky fu abbastanza!

-Allarmate i paesi vicini, scendiamo in piazza, chiamate i reduci delle vecchie lotte, chiamate il CICLO (Comitato Italiano Combattenti per la Libertà ad Oltranza), saremo al loro fianco!

-Capo, bisogna aspettare le due…-

-Come le due… perché?-

-Perché vanno a scuola… escono alle due.-

Baffovsky incassò.

Organizzarono le squadre, aprirono gli arsenali e si armarono di forconi, falci e martelli.

-Notizie dal nemico?-

- Sta per arrivare.-

-Prendete fiammiferi e accendini. Vi dirò io “come riconoscere un eretico, come istruire un processo per eresia, quale domanda-tranello porre per smascherare la malafede di teologi in odore di eresia, da quali segni riconoscere negromanti, adoratori del diavolo e streghe, quando richiedere l’intervento del boia per torturare…

-Ma che dici?-

-Perché? Che ho detto?-

-So’ le parole di Nicolau Eymerich, inquisitore domenicano spagnolo del 1376…-

-E vabbe’, stai a guardà er capello.-



Seconda parte

La voce si sparse rapidamente, l’intera città fu raggiunta dal grido di allarme lanciato dai difensori della democrazia e della libertà e in molti temettero l’inizio di una guerra civile.

Ma bisognava farlo! Quel libro era una minaccia per l’umanità.

Dalla Sardegna arrivò il segnale tanto sperato. Anche l’isola era pronta a scendere sul sentiero di guerra.

-Quanti sono?- chiese fieramente Baffovsky.

-Ma chi?-

-I sardi! Ma che te sei rincoglionito? I fratelli sardi che usciranno dai campi e dalle officine per giungere sin qui a combattere per la libertà!-

-Ma che stai a dì, a Baffo’, è solo uno, ma arriverà dopo le vacanze di Natale, sta in villa…-

-In villa? E l’officina? E i campi?-

-Sei rimasto indietro capo, da mo’ che nun ce stanno più quelli, da anni e quando un tale Mattheus Renzium (che ce lo mettemmo noi, nun te scordà) mise il Jobs Act ar posto dell’articolo 18, se semo persi pure l’ultimi operai, quelli veri che lavorano e sudano in officina e no in Sardegna nella villa ancora na vorta tipo “io so io e voi…”-

-Vabbè – disse Baffovsky – noi tireremo dritti!-

Vassilj si diede una manata in faccia pensando “questo è proprio scemo!”.

Alle 17.00 in punto le vedette comunicarono che il libro stava avanzando verso la città, senza ostacoli.

Il terrore si avvinghiò agli eroici difensori della Libertà e della Democrazia, che cominciarono a riunirsi in salotto, nelle cantine, nelle cucine, pronti a sacrificarsi per il bene supremo. Erano pronti a lascià pure i fagioli sul fuoco ma quel dannato libro, che avrebbe sconvolto gli equilibri mondiali (minimo, qualcuno azzardò persino quelli della galassia), andava eliminato, perché la storia ce l’ha insegnato, uccidere un (libro) fascista, non è reato.

Tutto era pronto. Le vedette segnalarono un leggero ritardo e Baffovsky si spazientì.

-Una volta anche i libri arrivavano in orario!- sbottò indignato.

17.45. Ancora niente.

Afferrò un ferro da stiro e a mo’ di telefono impartì i suoi ordini.

-Restate calmi, calmi, vi dirò io quando attaccare!- sbraitò, quindi si rivolse a Vassilj.

-Del cortigiano fascista non ci dobbiamo più preoccupare, a quest’ora sarà seppellito dalle mail!-

-In che senso?- fu Vassilj stavolta a non capire.

-Guerra informatica, aggiornati. Ho scatenato milioni di nostri simpatizzanti, gli ho dato un testo copia/incollato e ho ordinato loro di mandarlo al cortigiano! Ah ah ah , a quest’ora sarà seppellito dalle lettere e non ci darà più fastidio!-

In realtà al cortigiano erano arrivate cinque (5) mail. Il cortigiano ancora rideva.

Giunsero le diciotto.

Baffovsky aprì la finestra del balcone da dove avrebbe voluto dare il via libero all’attacco, affacciandosi con mento prominente e petto in fuori.

Ma appena aprì una folata gelida lo investì.

-Li mortacci sua che freddo!- esclamò con sempre meno prosopopea e richiuse la finestra in gran fretta.

-Embè? Che famo, restamo a casa?- domandò Vassilj.

-La rivoluzione non si ferma!- urlò – usciamo, chiameremo i compagni casa per casa.-

Scesero al piano inferiore ma quando aprirono la porta oltre al freddo aveva pure cominciato a piovere. Forte.

-E che cazzo! Piove pure… che ore so’ Vassi’?-

-Le 18.45.-

-E no, no pasaran! Appena spiove se parte!-

-Ma l’altri ndo’ stanno?-

Baffovsky si guardò intorno.

-Sono astuti come faine, si saranno nascosti pronti a balzare sul nemico, aspe’, famme rientrà, me so scordato la sciarpa.-

Il capo rientrò lasciando Vassilj in strada.

19.00

Vassilj citofonò.

-Baffo’, er libro è arrivato e sta già in biblioteca, stanno a fa’ pure la trasmissione su facebook, ma quanno attaccamo?-

Bafforvsky con voce assonnata rispose.

-Ah già, m’ero appisolato, ma quelli del CICLO?-

-Quelli so’ annati a letto dopo Carosello… so’ ragazzi…-

-E le folle oceaniche indignate?-

-Ma c’erano?-

-Non fa lo spiritoso Vassi’… e i compagni so usciti dai campi e dalle officine?-

-Sì… te stanno a cercà.-

-Li morte’… vabbé e gli alleati sardi?-

-Niente, c’avevano un cocktail, dice pe’ la prossima…-

Baffovsky si spazientì.

-Vabbe’, spezzeremo le reni ai fascisti n’antra vorta, pe stasera amo dato… ciao Vassi’.-

-Ciao Baffo’. E se nella notte il libro radunasse un esercito di fascisti e pijasse er potere? Che famio?-

-Dormi tranquillo Vassì, dormi tranquillo…-




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