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Immagine del redattoreMarco Milani

Ciao Rombo di Tuono...

Ci lascia il mito, il giocatore simbolo di un'Italia vincente, un uomo che credevamo immortale


Ebbene sì, ascoltare la notizia della morte di Gigi Riva è stato un duro colpo, perché Gigi Riva, con la sua grandezza da vero campione e allo stesso tempo con i suoi modi sempre misurati e discreti dell'anti campione ha fatto innamorare milioni di sportivi.



Nel tempo, negli anni, nel corso della vita si cresce e si diventa adulti, ponendo le proprie fondamenta su pilastri naturali, come la famiglia, spontanei come gli amici, ideologici come le idee politiche ma c'è un altro tipo di pilastro che fin da bambini diviene importante se non fondamentale: il mito sportivo.


E, che lo si voglia o meno, tale riferimento assume in questi primi anni un'importanza esrema, tale da influenzare persino le scelte di vita di una persona, a volte ancor più degli altri pilastri.


Gigi Riva aveva tutto del campione. Un fisico potente, esplosivo, da palestra (in un'epoca in cui ancora non c'erano le palestre né il culto del muscolo), il suo sguardo sembrava sempre accigliato, era di poche parole. In campo la sua possanza sbaragliava ogni avversario e davvero, mai soprannome fu più azzeccato, vederlo giocare e tirare in porta, con una forza inaudita, faceva pensare alla potenza devastante di un tornado e più precisamente al rombo di un tuono, come ebbe a dire il mitico Gianni Brera dopo un Inter-Cagliari.


Infanzia, in provincia di Varese, finita presto per la morte dei due genitori, qualche anno in collegio, poi il calcio, sempre e solo calcio.

Finì nel Legnano dove fu adocchiato dai Talent Scout ma, contrariamente a quanto tutti pensassero, invece di andare a Torino o Milano, ovvero nelle grandi squadre del Calcio Italiano, fu ceduto al Cagliari, dove arrivò nel settembre del 1963.


E in terra sarda, nacque una delle storie d'amore più belle che siano mai state scritte, dove il tutto mancino Gigi Riva si fece notare segnando fin dalla prima giornata.

Quell'anno il Cagliari salì in serie A e cominciò a prendere forma il miracolo sportivo che portò alla vittoria dello scudetto la squadra isolana nella stagione 1969-70, primo e unico campionato mai vinto.


Vedere Riva giocare esaltava al punto da crederlo sovrumano.


Ho sempre affermato e lo ribadisco ora, che il più bel gol di sempre, nel calcio, sia stato quello che Riva segnò alla germania Ovest ai mondiali del 1970, nella partita "più bella del secolo".

Guardate il movimento sul campo di Riva e come il suo fisico si plasmi alle necessità meccaniche e geometriche richieste dall'azione.

È un movimento poderoso e agile assieme, cominciato con il farsi vedere da Domenghini che avanza sulla sinistra palla al piede.

Detta il passaggio, puntando al centro dell'area e quando gli arriva il pallone lo controlla col sinistro mantenendolo in volo, a mezza altezza, attirando così a sé il difensore.

Quando Schnellinger abbozza l'intervento, Gigi Riva si allarga sulla sinistra stoppando con l'esterno del piede, allontanandosi dalla porta in un movimento talmente armonioso e leggiadro da commuovere.

In realtà sta caricando il colpo e dopo aver mandato due metri oltre, con quel controllo di esterno piede, l'intera difesa tedesca, gonfia petto e muscoli per esplodere un diagonale rasoterra che va a passare proprio su quella linea perfetta che preclude ogi intervento ai difensori tedeschi e al portierte Sepp Maier, infilandosi a fil di palo, siglando il momentaneo 3 a 2.


Questo gol andrebbe visto e rivisto ascoltando il concerto n.1 per pianoforte di Tchaikovsky o anche una Ouverture di Wagner, perché giusto un capolavoro come questi può "tenere botta" a Rombo di Tuono.


Gigi Riva non lasciò più il Cagliari, nonostante le offerte folli soprattutto della Juve, perchè, come ebbe a dire, la Sardegna era diventata la sua seconda famiglia e non voleva tradirla.


Il giocatore scolpito nella pietra, poderoso come gli elementi, colui che giocando ricordava il Rombo di un Tuono se ne è andato, morendo nella sua Cagliari ma... pensandoci bene, forse è una delle sue tipiche finte, con la quale ci ha disortientati, si è allargato sulla fascia, ancora e per sempre in campo e finché questo mondo vivrà, sapremo che Gigi Riva con il suo numero 11 sulle spalle è della partita e ogni volta che udiremo un Rombo di Tuono, sapremo che è lui che ha appena tirato in porta.


Ciao Gigi.


Marco Milani






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