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Un gigante di nome Giorgia

La conferenza stampa di fine anno del Presidente del Consiglio ci mostra un vero gigante della Politica come non se ne vedevano da anni.


Ascoltare la conferenza stampa di fine anno della Meloni è stato un po' come guardare, che so, Italia-Germania 4-3 di Mexico '70 o vincere la staffetta 4x100 alle Olimpiadi, ovvero una flebile speranza che grazie a duro lavoro e all'amor patrio si trasforma in realtà, ancor più bella perché quasi inaspettata.

Il nostro Presidente del Consiglio è un politico di statura mondiale, forte, deciso, coerente giunto sulla poltrona più importante della Nazione grazie alle sue doti, alla sua coerenza, al duro lavoro appunto e non perché frutto di una scelta strategica di qualche dinosauro di sesso maschile, strafatto di arroganza e intima convinzione di essere il mazziere.

Solo per questo tutte le donne, dalle pasionarie comuniste, femministe sessantottine, alternative progressiste alle casalinghe di Voghera dovrebbero venerarla, proprio per il fatto che da sola, completamente da sola, questa donna alta 163 centimetri si è affermata giungendo alla massima carica dello Stato, dopo aver fondato un partito e averlo guidato sino alle ultime elezioni, vinte meritatamente. A prescindere dal suo credo politico.

E questa è una prima risposta al quesito che molti progressisti si pongono e cioè perché mai la prima donna a capo del governo, l'abbia piazzata la Destra e non la Sinistra: quest'ultima ha sempre puntato ai proclami, alle chiacchiere, ai gesti simbolici, a un primato morale e non solo che mai nessuno le ha consegnato ma che si è auto assegnato, ritenendosi soddisfatta così, lungi dal riconoscere una realtà ben diversa.

Un po' come nel caso Soumahoro: trovata l'icona da ostentare (ma quanto le piace alla SInistra avere miti e idoli da disegnare sugli striscioni...) non ci si preoccupa nemmeno di verificare chi veramente sia, fino ad arrivare a scoprire che il Masaniello della Costa D'Avorio vessava gli immigrati peggio degli aguzzini nostrani.


Ma torniamo alla conferenza stampa tenutasi oggi, 29 dicembre 2022.

La prima cosa che risalta nettamente come differente dal passato più o meno recente è l'assenza del "politichese" dal lessico della Meloni.

Ogni risposta è pertinente, sincera, lei è preparata su tutto e dispensa risposte schiette, vere su ogni questione.

Traspare una forza di volontà infinita, un amore per l'Italia che ne è il carburante primario e soprattutto una competenza su ogni punto.


Esordisce sulla manovra appena votata, rassicura, spiega, approfondisce, chiarendo che per lei contano i fatti e non le chiacchiere, rivendicando la natura prettamente politica delle sue scelte.

Spiega le misure prese in vista di una recrudescenza del Covid ma al tempo stesso rivela che sta pressando l'Europa affinché si adotti una politica comune per evitare buchi e falle come in passato.

Passa poi al tema forte di questi giorni ovvero il rilancio economico del Paese, chiarendo che con lei al governo si rimuoveranno gli ostacoli a chi lavora e produce che fino a oggi son stati una zavorra per le nostre aziende, e che si è avviata una politica di decontribuzione totale per chi assume a tempo indeterminato.

Attenzione al mercato del lavoro, fare scelte adeguate per i diversi contesti lavorativi per combattere il lavoro in nero.


Non più risposte vaghe, in politichese, una supercazzola uguale da anni ma risposte tecniche, circostanziate, convincenti.


Cita il Fondo Sociale Europeo (soldi mai usati per la formazione del lavoratore), chiarisce il tema della congruità del lavoro e risponde spiegando il raggiungimento dei 55 obiettivi richiesti per poter ottenere e usufruire del PNRR.

Semplificazione della burocrazia e soprattutto darsi una strategia, un programma che guardi al futuro ma, in rottura con il passato, non citato come slogan, ma chiarito in ogni suo punto, tecnicamente, dettagliatamente, con tanto di statistiche, cifre con la sicurezza di chi è in buona fede.


"Prima casa bene sacro, non tassabile e non pignorabile" afferma poi, rilancia l'obiettivo di una maggiore collaborazione tra i Paesi del Mediterraneo.

Ispirata da Paolo Borsellino, ha puntualizzato circa un rafforzamento della lotta alla mafia e per la legalità, spazza il campo dalle false accuse di aver scelto il condono (al giornalista del fatto Quotidiano) che altro non è che un patto con chi dichiara ma non ce la fa poi a pagare.

Ha ricordato la norma contro le "aziende lampo" (apri e chiudi senza controlli) e ha stigmatizzato l'utilizzo strumentale e illegale dele intercettazioni e della loro divulgazione.


È stato un crescendo, con risposte sempre più convincenti e circostanziate, facendo trasparire un amore e un orgoglio dell'italianità, inesistente da anni.

Smaschera i sobillatori ricordando che il MSI è stato partito partecipe dell'Italia democratica e che ha fatto parte di tutte le legislature, contribuendo dalla elezione del Presidente della Repubblica alle elezioni e che se era legittimata allora non c'è motivo per cui lo si debba negare oggi.


Ha parlato di Ucraina, Iran, armamento, esercito europeo, con coraggio e chiarezza e zittito alcuni giornalisti di partito, disturbati dal confronto con un politico atipico, che ha rotto ogni schema preordinato fino a oggi e che "rischia" di avere successo perché onesto e libero da vincoli politici-economici.


Un gigante insomma. E in un Paese di nani e ballerine la cosa fa ancora più effetto.






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