La SG Project propone "la corista" di A. Cechov
Celebre soprattutto per i suoi testi teatrali, in realtà Anton Cechov (1860 - 1904) scrisse centinaia di racconti, i primi dei quali riuscì a pubblicarli a soli diciannove anni, mentre era studente di medicina a Mosca. Spesso sono incentrati su un protagonista vittima di una sorte beffarda dalla quale, però, potrebbe svincolarsi se non si mostrasse troppo debole. Questo carattere si trova in tutta la produzione cechoviana: situazioni diverse, intrecci nuovi, ma in fondo ci sarà sempre lo sconforto, l’apatia, la coscienza della propria incapacità e, a volte, perfino l’indifferenza. Il paesaggio in cui cala i suoi racconti è la vita di provincia, gretta e superficiale, fatta di piccoli eventi che acquistano rilievo per i suoi protagonisti, quasi chiusi in una dimensione emotivamente claustrofobica. Anche La corista non si sottrae a queste qualità, forzando un po’ i caratteri dei tre personaggi: la bontà un po’ troppo ingenua di Valia è in contrasto con la cupidigia senza scrupoli di Nina, e il patetico Kolpakov diventa una comparsa, un uomo talmente uguale a tanti altri che quasi non si vede. Valia, per essere una donna di spettacolo, è molto fuori dall’ordinario. Di solito ci si immagina una maliarda seducente, furba, che mira ai soldi del suo protettore, e invece troviamo una ragazza semplice, che consola la moglie tradita come se fosse un’amica premurosa, incurante dell’imbroglio che le tende Nina. A Nina non interessa certo che il marito se la spassi con una cantante, quello che le importa è il denaro e, incurante del fatto che il tirchio consorte non ha sperperato soldi con l’amante, cerca di ottenere il massimo dalla faccenda: un vero risarcimento, quasi andasse a riscuotere il premio di un’assicurazione.
(Da internet, testo di Elisabetta Spaini).
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