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Immagine del redattoreMarco Milani

Palamara e Calciopoli

Rilettura, post scandalo, di Calciopoli. Le nuove rivelazioni del potente magistrato riaprono spiragli su Calciopoli


Qualcuno sicuramente dirà “ecco, si vuol parlare di calcio, di tifo…”, ma non è così, l’oggetto del contendere è il sistema giudiziario, le correnti, le connivenze politiche che in questi anni hanno indirizzato addirittura i governi, figuriamoci l’attacco a una società calcistica, odiata da tutti e quindi facile da colpire.

Di calcio si parlerà poco o niente, ma è bene chiarire che quell’evento, se osservato con occhi scevri da tifo e rivalità pallonare, fa gridare allo scandalo. Serve solo un po’ di obiettività e vedrete che tutto improvvisamente avrà un senso.



Palamara, ospite di Giletti, ha citato Calciopoli e Narducci, il grande accusatore di Moggi e della Juve, ed ha chiamato il cerchio magico della magistratura che ha comandato e deciso chi fosse da abbattere e chi no la "SINISTRA Giudiziaria". Assurdo.


Ma andiamo con ordine.

Ricordate Calciopoli e quando deflagrò rumorosamente? Primavera-estate del 2006.

Ricordate qual era il governo in carica? Prodi primo ministro e la Melandri ministro dello Sport, quindi governo di sinistra.

Come nacque, secondo la vulgata, l’inchiesta? L’arbitro Nucini, mosso da motivi abbastanza chiari e che si comprenderanno in seguito, attraverso l’amico Facchetti, riferì all’Inter di Moratti che la Juve controllava il calcio e che un gruppo di arbitri, assieme ai designatori, erano corrotti.

Apriti cielo! Ecco perché l’Inter di Moratti perdeva sempre, non era incapacità la sua, lo stavano frodando (si sarà detto, non credendoci neanche lui)

Nucini era un arbitro mediocre senza grosse possibilità di far carriera e quella “soffiata” gli garantì diversi colloqui di lavoro, organizzati dall’entourage nerazzurro, presso banche amiche, come quella ad esempio di Paolillo, ex dirigente Inter.

Spinto da Moratti, l’arbitro Nucini andò pure dalla Boccassini a denunciare il tutto e la magistrata dai capelli rossi (e non solo quelli) aprì il fantomatico Modello 45, ovvero un fascicolo nel quale vengono annotati i fatti raccontati ma che al momento non fanno ravvisare alcun crimine.

E il Mod.45 rimane nelle mani del magistrato titolare che può anche non rivelarlo mai, non ha nessun obbligo di trasparenza (e questo è importante dal punto della Giustizia Sportiva perché, da Regolamento, la squadra che ricorre alla Giustizia Ordinaria, bypassando quella Sportiva è passibile di radiazione, quindi l’Inter…).

Ça va sans dire che a tutt’oggi quel fascicolo è ancora chiuso nel cassetto della Boccassini.

Nel frattempo il caso monta, la Gazzetta dello Sport dà una mano agli inquirenti e durante i mondiali poi vinti dall’Italia, scoppia Calciopoli.

“Fatti delittuosi gravissimi” dice il buon Prodi, sollecitato dal gruppo di potere di cui fanno parte Moratti, Tronchetti Provera, ecc., “risolva tutto la Melandri in tempi brevi”.

E la Melandri che fa? Sceglie un Commissario Straordinario della FIGC che rimetta le cose a posto, nel più breve tempo possibile, e lo fa tralasciando un piccolo, insignificante particolare: nomina tale Guido Rossi e gli dà pieni poteri.

Ma chi era Guido Rossi? Ex Consigliere d’Amministrazione dell’Inter, amico di Moratti quindi (lo stesso che anni dopo verrà ripreso in TV esultante a Madrid, per la vittoria dell’Inter della Champions League) che si mette subito all’opera.

Ha carta bianca. Elimina un grado di giudizio dal processo sportivo, cambia in blocco la commissione giudicatrice, mettendo uomini suoi e concede pochi giorni alla difesa della Juve per imbastire uno straccio di strategia difensiva.

In pratica la condanna prima ancora del processo e infatti succede l’incredibile: le indagini e le accuse riguardano la stagione 2004-2005 ma visto che ci si trovano, contro ogni basilare nozione giuridica, giudicano anche la stagione successiva, 2005-2006, tolgono lo scudetto alla Juve e lo danno all’Inter.

Un abominio.

Ma perché tanta fretta? Perché una giustizia sommaria? Facile, per due motivi.

Il primo è di natura giudiziaria. Chi ha ordito quel piano sa che sono state rese note poche decine di intercettazioni sulla Juve, ma che sono bastate a far scoppiare lo scandalo. Prima o poi usciranno le migliaia di intercettazioni sulle altre squadre e sull’Inter (definite da Palazzi della FIGC molto peggiori rispetto a quelle bianconere) che ribalterebbero completamente il quadro. Quindi il “pacco” va confezionato e chiuso prima possibile.

E il secondo motivo? Politico. È scoppiato lo scandalo Telecom, la sinistra è stata colta con le mani nel sacco e dentro c’è pure Tronchetti Provera, cosa c’è di meglio che alzare il polverone sul calcio, religione che obnubila tutte le menti?

Fu il grande Enzo Biagi a scrivere quanto appena detto.

Ricordate chi c’era al governo?

Ma avviamoci alla fine, sebbene servirebbero mille pagine per chiarire la più grande truffa del secolo.

Inizia il processo. I PM chi sono? Narducci e Beatrice.

Basterà solo citare un episodio per chiarire il “posizionamento” dei giudici che ricevettero l’incarico di accusare la Juve e riguarda Narducci. Era amico di Javier Zanetti, capitano dell’Inter, e poco prima che scoppiasse lo scandalo organizzò con l’aiuto del mitico capitano una partita di beneficienza a favore dei guerriglieri comunisti del Chiapas (Mexico)… bisogna aggiungere altro?

E fu proprio Narducci in una delle prime udienze a perdere la pazienza e urlare “Piaccia o non piaccia esistono solo le intercettazioni sulla Juve, perché era l’unica a telefonare”.

Dopo poche settimane sbucarono decine di migliaia di intercettazioni anche più gravi delle altre squadre…

“Maggiore Auricchio (Carabiniere a capo delle indagini) – chiese la giudice Casoria – perché non avete segnalato anche le altre telefonate?”

“Non le ritenemmo rilevanti. Usavamo mettere dei segnetti rossi accanto a ogni telefonata per segnalarne l’importanza, lo facevamo su dei brogliacci.”

Furono recuperati i brogliacci: molte telefonate di altre squadre avevano tre baffi rossi, il massimo della valutazione negativa!

E si potrebbe continuare per ore con episodi simili.

Chiudiamo con poche annotazioni. Narducci lasciò l’incarico poco prima della fine del processo ed entrò a far parte dl gabinetto politico, come capo, di De Magistris a Napoli.

Auricchio è stato promosso a capitano.

Il grande accusatore, l’arbitro Nucini, è stato ritenuto testimone screditato per le sue risposte.

La Casoria, giudice importante e imparziale, ha subito tre richieste di ricusazione ed ha dichiarato che in tanti anni di processi anche contro la Mafia, non aveva mai subito così tante pressioni.

E infine torniamo al processo sportivo, quindi da Palazzi, il Procuratore della FIGC: viste tutte queste vicende Agnelli deposita un esposto, chiedendo che si considerino anche le nuove prove emerse.

Palazzi aspetta oltre un anno, fa sopraggiungere la prescrizione e dopo pochi giorni dichiara: si evince che ci sono telefonate di un po’ tutte le squadre. Quelle dell’Inter sono gravissime, da radiazione, peggiori di quelle della Juve, ma è intervenuta la prescrizione e non posso procedere…

Palamara intanto tentava di incastrare Moggi in un altro processo a Bologna, talmente farsesco che Lucianone ne è uscito illibato.

Basta ripercorrere a ritroso quanto raccontato e si troverà quello che tempo addietro chiamai fil rouge.

Moratti, Tronchetti Provera, Prodi, Melandri, Boccassini, Palamara, Narducci, Beatrice e così via… davvero non trovate il nesso?

Continua…


Un mio articolo del 2011, profetico:


MM


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