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La vera storia di Bohemian Rhapsody, dei Queen

Ogni canzone di successo cela storie incredibili


Questo capolavoro musicale di Freddy Mercury uscì nel 1975, e faceva parte dell'LP (Long Playing, per i più giovani...) "A night at the Opera", quarto disco dei Queen.


Il successo, a dispetto dei timori di qualcuno, fu immediato e per nove settimane la canzone si mantenne al numero uno nella classifica inglese.

Freddy Mercury fuse tre canzoni insieme e realizzò il suo sogno, ovvero quello di inserire in un brano musica operistica, trasformandola poi in rock.


Caratteristica che provocò grossi problemi e imbarazzi fu la durata, circa sei minuti, che ne comprometteva il passaggio alla radio, che esigeva pezzi più corti. Ma Mercury sapeva di aver scritto un capolavoro assoluto e tenne il punto.


Qualcuno ha detto che fosse dedicata alla sua ex moglie, altri alle sue tendenze sessuali, altri ancora che fosse una semplice storia di un uomo che si macchia del reato di omicidio.

L'unica cosa certa, dal momento che lo ha dichiarato lui stesso in "Freddie Mercury: A Life in His Own Words", è che il vero motivo che ha ispirato quest pezzo geniale non lo rivelerà mai e che preferisce che ognuno si faccia una idea tutta sua (“Penso che le persone dovrebbero semplicemente ascoltarla, pensarci solo un attimo e poi decidere autonomamente cosa dice loro la canzone” - F. Mercury).


Certo, oramai non sarà più possibile chiederglielo ancora ma chissà, nel caso avesse lasciato qualcosa di scritto....


Tornando al pezzo, come si diceva, contiene le note di una ballata, quelle operistiche e infine quelle di un rock poderoso e deve il suo titolo molto probabilmente per un omaggio alla "Hungarian Rhapsody" di Liszt.


È curioso il fatto che originariamente il bellissimo riff alla chitarra di Brian Mayera fosse destinato ad essere suonato al pianoforte.

"Un rapido excursus sui riferimenti “alti” della canzone: Scaramouche è un personaggio della tradizione italiana della Commedia dell’Arte, un po’ fanfarone inizialmente ma poi trasformatosi alla corte francese in un musico sbarazzino e originale, abilissimo a cavarsi fuori dai guai. Il Fandango non ha certo bisogno di spiegazioni mentre Galileo può indirettamente omaggiare gli studi astronomici di Brian May. Figaro è l’allusione più esplicita all’opera di Rossini, adorata da Mercury. Quanto alle intense esclamazioni abbiamo “Bismillah!” (prima parola del Corano che significa “Nel nome di Allah!”) e “Mamma Mia!” che – oltre a evocare italici riferimenti familiari e religiosi – è anche il titolo della canzone degli ABBA che seguì ‘Bohemian Rhapsody’ in vetta alle classifiche britanniche del 1975. Tanti riferimenti e richiami ma nell’insieme resta comunque un grande non-sense" (Radio Capital).


"Ci vollero ben tre settimane per registrarla, provocando timori e preoccupazioni nei produttori e affini, in quanto la versione finale era tutta nella testa di Freddie Mercury.

Le registrazioni del brano iniziarono il 24 agosto 1975 presso il Rockfield Studio 1, vicino Monmouth in Galles, dopo tre settimane di prova a Herefordshire. Le sessioni richiesero sei settimane di lavoro, ma alla fine il risultato fu assai soddisfacente per tutti, dal momento che il brano fu curato nei minimi dettagli (d'altronde l'album A Night at the Opera risultò tra i più costosi di sempre nella storia della musica). In alcune parti, le voci dei Queen furono sovra registrate diverse volte, pare addirittura per un totale di circa 180 parti vocali, cosa davvero incredibile per quei tempi; non disponendo gli stessi studi di nastri capaci di contenere tutte le tracce necessarie per l'incisione del brano, si fu costretti a sperimentare un nuovo tipo di supporto, in cui si dovettero tagliare e incollare manualmente più sezioni, appunto, di nastro".


"La band decise immediatamente di pubblicare la canzone come singolo, ma la EMI si rifiutò considerando 6 minuti un tempo spropositato per le emittenti radiofoniche. Per superare lo stallo Freddie lo portò quasi di nascosto al suo grande amico e DJ Kenny Everett, che lo passò 14 volte nel solo weekend, suscitando un enorme interesse e sommergendo di prenotazioni tutti i negozi di dischi. Ogni Paese ha poi perseguito la propria politica discografica, ma a livello internazionale la Hit rimase integrale e solo così ha senso che sia".

(Radio Capital)


Quando nel 2018 uscì il film il pezzo toccò vertici altissimi ed è diventata la canzone incisa nel XX secolo più ascoltata di sempre in streaming raggiungendo 1,6 miliardi di riproduzioni. (Wikipedia)


Ciò che resta oggi è un pezzo senza tempo, poderoso, coinvolgente, talmente avanti ancora oggi da non essere del tutto compreso e forse, il segreto della sua longevità, è proprio questo.





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