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  • S.N.

Intervista a Marco Milani

Dopo il Premio Letterario Città di Amantea (rilasciata a S.N. di ANews)


Marco Milani, fresco vincitore del prestigioso Premio Letterario Città di Amantea 2023, con il suo libro “L’ultimo approdo di Caravaggio” La Corte Editore. Un commento?


Per me è stato un onore e un grande piacere vincere questo ambito premio e serberò il ricordo della serata finale con gelosia.

Sito bellissimo (il chiostro monumentale del Convento di S. Bernardino da Siena, ndr), organizzazione perfetta e accoglienza calorosa del Rotary Club di Amantea e del Comitato, nelle persone della Prof.ssa Olinda Suriano, del Prof. Salvatore Sciandra e del Prof. Sergio Tursi Prato.

Premio autonomo e indipendente, che non prevede iscrizioni o proposte di autori/editori ma i libri vengono cercati e letti in relazione al tema prescelto, forse unico caso in Italia…

Un grazie di cuore.


Tanti partecipanti, cinque finalisti, un vincitore.


Sì, la concorrenza era davvero folta, basti pensare che tra i libri letti e valutati dalla Commissione scientifica c’erano quelli, tra gli altri, della Maraini, di Mauro Corona, di Alberto Angela.

I cinque finalisti (Milani, Sarah I. Belmonte con la Pittrice di Tokio, Ed Rizzoli, Enzo Gabriele con L’ombra di Michelangelo, Ed. Pellegrini, Domenico Gangemi con L’atomo inquieto, Solferino, Elena Magnani con la Segnatrice, Giunti Editore, ndr) avrebbero meritato tutti di vincere per l’altissimo livello delle opere e forse il mio libro è stato preferito perché perfettamente corrispondente al tema del Premio, che era “Il Racconto, romanzo, saggio: sensazioni, emozioni e conoscenza del bello, a prescindere”, dal momento che il protagonista era Michelangelo Merisi da Caravaggio.

Il suo genio ha prodotto il bello, il magnifico anzi, a prescindere…

Leggerò le opere degli altri finalisti con passione, perché l’essere stati scelti da questa commissione scientifica è sinonimo di qualità.


Durante la serata finale ha dichiarato che per lei, essere scrittore, vuol dire “aprire cancelli”. Cosa intende?


Credo che il mestiere dello scrittore imponga una missione, aprire cancelli, appunto.

L’uomo, inteso come essere umano, spesso non ha il coraggio o la forza di superare degli ostacoli che la vita gli pone di fronte o peggio ancora quegli ostacoli, quei cancelli, non li vede proprio.

Lo scrittore dunque, con la sua arte, deve condurre l’uomo di fronte al cancello, aprirlo e indicare la via, in modo che questi possa comprendere ciò che sta vivendo e superarlo. Da lì poi, sarà lui a scegliere il sentiero e a prendere la direzione che vuole, perché uno scrittore può indicare la via ma non deve imporre una strada.

E poi “aprire cancelli” è affascinante come concetto, basti pensare al cancello di Strawberry Field cosa ha significato (e scatenato…) per i Beatles, per non parlare delle Doors di Aldous Huxley o del tolkeniano ingesso di Mòria…

La letteratura deve aprire cancelli!


Ecco, la letteratura: cosa può fare oggi, visto che si legge sempre meno, ignoranza e violenza aumentano, tutto sembra peggiorare?


Raccontare storie, belle storie (aprire cancelli dunque…) perché l’immobilismo fisico e mentale è la causa principale della situazione attuale che non esito a chiamare di “guerra civile verbale”.

Quando non si è disposti ad ascoltare, quando ci si arrocca su posizioni irremovibili perché non si dispone o non si vuol disporre del grande dono dell’ascoltare e del ragionare, inevitabilmente ci si erge a giudici, eletti o nominati da nessuno se non da se stessi e si vomita sul nemico (non più avversario) odio, violenza e disprezzo.

E questo si verifica a tutti i livelli, partendo dall’anonimo hater sino all’intellettuale intransigente.


Milani, su cosa sta lavorando?


Al momento sto lavorando su alcune sceneggiature, ma a breve inizierò il mio nuovo romanzo storico, ambientato nel secolo breve, sperando di eguagliare la carica emotiva e passionale suscitata con L’inverno del pesco in fiore, il libro che amo di più.


Grazie, buon lavoro.


Grazie a voi e buona lettura, qualunque essa sia…

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