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IL BACIO

In occasione di San Valentino, il bacio...



Il Bacio - Francesco Hayez (Pinacoteca de Brera, Milán, 1859)

Quando parliamo di romanticismo, è impossibile non creare un collegamento automatico che ci conduce verso il concetto di amore nelle sue manifestazioni più smielate: letterine improfumate, mazzi di fiori, scatole di cioccolatini consegnate da peluche deambulanti e altre follie. Il romanticismo è completamente diverso. Tale corrente artistica, si distinse tra la fine del settecento fino ai primi del novecento, ed ha toccato vari spunti creativi, tra cui anche l’amore; ma essendo una corrente legata allo “Sturm und drang”, ossia l’impeto e la tempesta, ci narra di amori notevolmente “difficili”. Sia ben chiaro, non c’è niente di più amaramente poetico di questo: sofferente, sconclusionato, e, nella stragrande maggioranza dei casi, non corrisposto o dal triste finale. L’inguaribile Romantico, in fondo, è così; della difficoltà, in amore, ne fa una qualità irrinunciabile.

Il concetto, in sé per sé, si basa su un ragionamento dannatamente ovvio: più dure sono le complicazioni, più dolce sarà la ricompensa. In sostanza il “Locus Amoenus” tanto caro ai romantici, in altre parole quel luogo paradisiaco, sulla vetta di un monte impervio, quasi impossibile da raggiungere.

In molte opere letterarie, a cavallo dell’ottocento, si possono trovare manifestazioni di amori così difficili e sofferti da potersi definire “Titanismo”, ossia l’ostinazione e la perseveranza verso eventi del tutto sfavorevoli. In codesto caso specifico, l’innamorato che persegue una strada d’amore infelice costernata di ostacoli e pericoli, come farebbe un “Renzo Tramaglino” di Manzoni, o ancor peggio, uno sventurato giovane Werter di Goethe. Soggetti che, sicuramente, il 14 febbraio possono fare al caso nostro. La pittura, che negli ultimi secoli del vecchio millennio è andata a braccetto con la letteratura, ci ha lasciato molte opere ispirate dall’amore romantico; si notino i dipinti della confraternita dei Preraffaelliti, pittori britannici che oltre alla questione della tecnica pittorica, si occuparono di narrare visivamente storie, molte delle quali, di cavalieri in partenza per battaglie e in procinto di salutare la loro dama. Proprio quello che ci racconta “Il Bacio”. Quest’immagine è talmente popolare nel mondo da essere considerata il Manifesto del Romanticismo italiano. Analizziamola. In un freddo androne di pietra, di chiaro richiamo medievale, si sta consumando un appassionato e sensuale bacio tra due giovani amanti. L’uomo avvolge la compagna e, in questa tenera sospensione, si distingue una figura inquietante a loro fianco, in lontananza; la figura indossa un elmo, quasi a presagire un’imminente partenza in battaglia. Quindi l’ultimo bacio, appassionato; d’addio. C’è di più. Si crede, infatti, che questo dipinto, al di là del lampante tema romantico, sia un’allegoria; e che siano rappresentati ideali molto cari ad Hayez: i valori nazionalisti e patriottici del Risorgimento Italiano. La donna e il cavaliere nell’atto di baciarsi rappresentano l’unità d’Italia; e l’inquietudine dell’imminente partenza significa proprio l’impegno e il sacrificio necessari per poterla realizzare.

Esistono diverse copie di questo dipinto, eseguite dallo stesso pittore; una tra cui, ad acquarello su carta, che fu donata da Hayez alla sorella della sua giovane amante, Carolina Zucchi. Chi era costei? Carolina era una pittrice, allieva di Hayez, che frequentava regolarmente lo studio del pittore. Nel laboratorio sono stati ritrovati alcuni disegni prodotti da Hayez stesso, rappresentanti, appunto, l’artista e la sua allieva in atteggiamenti più che teneri; audacemente espliciti. Degli arcaici autoscatti erotici. Forse guardando questo celebre dipinto stiamo vedendo proprio i due artisti-amanti in procinto di baciarsi. Questo non lo sapremo mai con certezza, ma pensarlo ci fa sicuramente sorridere.

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