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Elogio alla disciplina sportiva

Aggiornamento: 6 feb 2021

Sport e disabilità


Lo sport è nato e cresciuto con l’essere umano, dapprima sotto forma di danza propiziatoria per poi evolversi successivamente in movimento fisico finalizzato alla caccia per la sopravvivenza. Con il passar del tempo ed il susseguirsi delle diverse civiltà è poi mutato in strumento di svago, spettacolarizzazione ed infine in cura di se e del proprio benessere psicofisico.

Sebbene le origini dello sport non siano così nette, già nel IV millennio a.C. l’attività fisica stringeva legami con quel dominio associato - all'epoca - con la forza, la destrezza e l'abilità muscolare; ma possiamo affermare con assoluta certezza che quelle caratteristiche tipiche e quel significato ad esso attribuito anche nell'era moderna, così come ai giorni nostri, trovi la sua culla nell'antica Grecia. Il filosofo Platone dichiarò che la ginnastica ricopriva un ruolo primario per il benessere dell'individuo e che la disciplina sportiva, al pari di tutte le altre materie di studio, avesse la stessa dignità ed importanza ai fini della corretta formazione delle generazioni del tempo. Fu proprio qui che ebbero patria le prime Olimpiadi, o meglio “giochi atletici”, così battezzate in onore di Olimpia nel 776 a.C., anno di esordio nell'antica Grecia.

Così come nelle epiche battaglie del Peloponneso, anche nello sport, Greci e Spartani - così vicini geograficamente ma spesso così distanti nel pensiero e nelle ideologie - diedero vita ai primi “Derby” sportivo-culturali con attribuzione contrapposta del pensiero riferito all'attività motoria, laddove a Sparta la forza fisica e le vittorie ad essa correlate erano quasi un obbligo imposto dallo Stato. Addirittura il mito Greco sosteneva che i neonati ritenuti imperfetti venissero gettati nelle apothetes, una fossa sita alle pendici del Monte Taigete, presso la Sparta dei giorni nostri, ma nella realtà dei fatti - sulla base di recenti studi condotti dalla Facoltà di Medicina di Atene - vi sono realmente ossa umane recuperate nell´area, ma nessuna di esse appartenente a neonati.

Di contro ai tempi nostri l'imperfezione trova elogio proprio nello sport, in quella categoria ufficialmente riconosciuta dal CONI - in Italia - e da tutte le federazioni sportive mondiali, racchiuse sotto la denominazione di sport paralimpici. Difatti “lo sport non è soltanto un luogo di competizione ma è soprattutto uno spazio di promozione culturale, socializzazione ed inclusione”, recita il Presidente del Comitato Italiano Paralimpico Luca Pancalli. Quelle pacche sulla schiena, quei complimenti sbiaditi e quei teneri riconoscimenti rivolti ai “figli di un dio minore” - agli atleti disabili - sono un qualcosa che releghiamo oramai al passato. Dagli anni Ottanta in poi difatti, sulla lunga strada intrapresa fino ad arrivare ai giorni attuali, non esistono più definizioni come “Olimpiadi del coraggio” oppure “Olimpiadi del cuore”, bensì vere Paralimpiadi in cui i nuovi campioni dello sport - esempi dei cultura moderna - donano il proprio tributo alla meravigliosa vita ed alle sue infinite possibilità. “Se sembra impossibile allora si può fare”, recita la campionessa di scherma Beatrice Maria “Bebe” Vio, divenuta negli ultimi anni nota testimonial della cultura sportiva a beneficio di tutti. Ma di esempi di coraggio e di forza in questo mondo tutto da esplorare ne abbiamo tanti altri; dal grande Alex Zanardi - uomo d'acciaio - agli innumerevoli eroi meno noti ai più, che ogni giorno si allenano e contribuiscono a quel cambiamento che oggi possiamo considerare ampiamente avviato, ma che presenta davanti a sé ancora molte tappe da superare. Affinché lo sport sia veramente un diritto per tutti. Più dura è la lotta, più grande il trionfo





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