L'editoriale di Marco Milani
L’importanza dei simboli
I simboli sono importanti, perché portano con loro una valenza poderosa, racchiudono un universo di concetti, ideologie, valori per i quali le persone li scelgono e li ostentano come a dire “io sono questo” e ricorrono alla semiotica per rappresentare il proprio credo, senza doverlo spiegare (anche perché in molti casi non ne sarebbero in grado).
Ecco perché sventolare oggigiorno una svastica richiama subito alla mente i crimini nazisti, i campi di concentramento, la Shoah e tale rivendicazione suscita giustamente sdegno per la negatività e l’orrore che ciò ha comportato e comporta.
Stesso discorso vale per la Celtica, simbolo di neo fascismo e quindi da condannare, con tanto di placet costituzionale, vedasi le disposizioni transitorie (che dal 1945 ancora non sono transitate) della Costituzione Italiana.
Nulla da dire.
Eppure il preambolo appena terminato, trattando temi universali e oggettivi, dovrebbe riguardare tutti e le vittime di tirannie e violenze dovrebbero essere tutte uguali, che siano state perpetrate da una svastica, da un Fascio Littorio o da… una falce e martello.
Chi meglio di Amnesty International può certificare la brutalità di un regime, di un Conducator, e quindi di un simbolo che li rappresenta?
L’organizzazione mondiale che svolge la mirabile opera di denunciare e opporsi ai crimini del mondo ha naturalmente un sito. E l’ho visitato (fatelo anche voi).
La mia attenzione è stata subito attirata dalla foto di Patrick Zacki, detenuto ingiustamente nelle carceri egiziane per il semplice fatto che è “scomodo” per il governo attuale.
In barba ad ogni legge degna di questo nome gli egiziani lo hanno arrestato per le sue idee quindi, per un reato che non è reato, perché ognuno deve essere libero di pensarla come vuole e deve avere la stessa libertà di potersi esprimere. Siamo all’A.B,C.
Se qualcuno scendesse in strada sventolando le bandiere egiziane, insulti e condanne fioccherebbero, giustamente.
Voglio approfondire e clicco sulle campagne in corso. Sono dodici e vanno da Regeni ai diritti sul lavoro per gli autisti di Uber, dal traffico di armi (una classifica nella quale l’Italia, che ripudia la guerra primeggia) alla pena di morte (vigente nella democraticissima landa USA).
Approfondisco e leggo dei campi di “rieducazione” cinesi, stile Mao. Eppure la Cina domina economicamente il mondo, tutti fanno affari con lei, ognuno di noi ha in casa prodotti cinesi.
E sorvoliamo sulla loro bandiera, simbolo per eccellenza, dove ci sono le cinque stelle gialle in campo rosso, omaggio al comunismo, pur essendo diventata la nazione più capitalista.
Alla faccia della semiotica.
Provo a digitare “Cuba”. Tra le tante, spicca la notizia di San Isidro, un gruppo dissidente formato da artisti, e dei due recenti arresti, per reato d’opinione, di Alcantara e Gonzales.
Ma come? La comunistissima e ammirevole Cuba perpetua i crimini d’opinione anche dopo la morte del “barbudo”, sul quale la stessa Amnesty International ha gli archivi pieni di documenti e prove dei crimini commessi dagli amici del popolo?
Ecco cosa dicono: “Amnesty International ha sollecitato le autorità cubane a rilasciare l’artista Luis Manuel Otero Alcántara e l’accademica Anamely Ramos González, imprigionati solo a causa delle loro opinioni.
I due prigionieri, appartenenti al movimento di artisti e attivisti San Isidro, sono stati arrestati rispettivamente la notte del 26 novembre e la mattina del 27 novembre dopo un’irruzione della polizia nella sede dell’organizzazione. Molte persone che erano presenti sono state riportate nelle loro abitazioni e posti sotto sorveglianza. Alcántara e González sono invece tuttora detenuti senza contatti col mondo esterno.
Secondo la stampa ufficiale, l’irruzione nella sede del Movimento San Isidro si è resa necessaria per asserite violazioni dei protocolli per il contrasto alla pandemia da Covid-19.
All’interno della loro sede, i membri del Movimento San Isidro stavano svolgendo uno sciopero della fame per chiedere la scarcerazione di un altro esponente del gruppo, Denis Solís González, recentemente condannato per “desacato” (mancanza di rispetto), un reato che non trova corrispondenza nel diritto internazionale dei diritti umani.
Amnesty International aveva già dichiarato Alcántara prigioniero di coscienza quando, nel marzo 2020, era stato arrestato per la sua opposizione al Decreto 349, una norma entrata in vigore alla fine del 2018 che criminalizza e sottopone a censura l’espressione artistica.
González poco prima dell’arresto stava trasmettendo in diretta su Facebook. Accompagnata a casa e posta sotto sorveglianza, è stata arrestata la mattina del 27 novembre mentre cercava di uscire dalla sua abitazione.”
Ma come? E le bandiere di Cuba che vediamo sventolare persino ai concerti, per non parlare del Che, complice del barbudo Castro?
Lì la credibilità di Amnesty International non vale più?
Il Decreto 349 criminalizza e censura l’espressione artistica? È mai possibile?
E perché tanti idioti nel mondo continuano a sventolare bandiere di Cuba e del Che?
Provate a digitare, sempre sul sito di Amnesty International, “Fidel Castro”.
Mi raccomando, leggete tutto, e la prossima volta che vedrete sventolare un bandiera di Cuba o di Che Guevara, ripensate a cosa quel simbolo rappresenta e se magari eravate proprio voi uno di quelli pronto a sventolarla, sappiate che con un pezzo di stoffa, con uno straccio, ci si può anche spolverare, pulire per terra....
MM
Comments