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Centenario del Milite Ignoto

Riceviamo e pubblichiamo da Carlo Cesare Montani

Il ricordo delle celebrazioni da Aquileia a Roma (1921) si coniuga con la permanente attualità di una grande storia italiana che si chiude con il conferimento della cittadinanza onoraria al Soldato Sconosciuto da parte dei Comuni (2021).



Quel Quattro Novembre 1921, terzo anniversario della Vittoria nel primo conflitto mondiale, o meglio nella Quarta Guerra d’Indipendenza - come da pertinenti definizioni storiografiche - tutte le campane d’Italia suonarono a distesa mentre il feretro del Soldato Ignoto, che pochi giorni prima la Madre di un Caduto irredento, Maria Bergamas, aveva scelto ad Aquileia fra quelli di undici Soldati scomparsi nelle maggiori zone di operazioni, veniva deposto nel Vittoriano, che da quel giorno sarebbe diventato l’Altare della Patria, quasi ad esprimere anche nel nome il valore simbolico, e nello stesso tempo quasi religioso, del grande sacrificio popolare concluso nel “sole” di Vittorio Veneto.

Non a caso, il concorso popolare durante il viaggio del treno speciale che aveva visto uomini e donne inginocchiarsi davanti al lento incedere del convoglio sotto una pioggia di fiori, era stato identico e plebiscitario in tutte le stazioni, grandi o piccole che fossero, quasi a ritrovare se non anche a scoprire una nuova comunità d’intenti e di fede: in quella settimana di autentica commozione, l’Italia fu veramente una.

Dal Cimitero degli Eroi di Aquileia al Vittoriano, occorsero diversi giorni di viaggio, perché città, paesi e villaggi vollero tributare al Soldato Ignoto, e quindi a tutti i Caduti che Egli simboleggiava, uguali manifestazioni di affetto riconoscente. Commoventi manifestazioni di fervore popolare ebbero luogo per tutto il tragitto di circa 800 chilometri, e non soltanto nelle stazioni: basti ricordare il passaggio del Piave, percorso a passo d’uomo sul ponte di Susegana per accogliere omaggi militari e civili di forte spessore patriottico, e di alta valenza etica.

I rintocchi delle campane dalle Alpi alla Sicilia furono un grande segno di conciliazione nazionale, anticipando quella ufficiale fra lo Stato italiano e la Chiesa cattolica che avrebbe fatto seguito dopo otto anni, e parvero esprimere l’esigenza di rispettare i Caduti della Grande Guerra, elidendo il ricordo delle accoglienze non proprio commendevoli che in talune occasioni erano state riservate ai Combattenti, al rientro dai vari fronti.

Il Vittoriano era stato inaugurato nel 1911 dopo tanti anni di un lavoro complesso e difficile diretto dal progettista Giuseppe Sacconi, andando a costituire un monumento dalle dimensioni inusitate non solo per l’Italia, con cui si onoravano il Risorgimento nazionale, l’Unità finalmente raggiunta, e Vittorio Emanuele II di Savoia che ne era stato protagonista. Va da sé che l’importanza morale del



complesso trascendeva quella di carattere estetico, pur considerevole, sia per i diecimila metri cubi di marmo botticino - pari ad almeno 300 mila quintali - che vi erano stati impiegati superando ragguardevoli problemi di trasporto, sia per l’imponente mole della statua col sovrano a cavallo, opera dello scultore friulano Emilio Chiaradia.

Col Sacello del Milite Ignoto gli Italiani avevano finalmente un luogo sacro in cui potersi riconoscere senza distinzioni, con lo stesso spirito patriottico e struggente che li aveva visti inginocchiarsi al passaggio del treno che conduceva il feretro a Roma, diventando il momento fondante di una nuova Italia matura e consapevole.

Dopo un secolo, i valori che diedero luogo alla realizzazione dell’Altare della Patria permangono invariati, o meglio, potenziati dalla sua continuità senza tempo sfrondata dei vecchi orpelli retorici: il monumento appartiene alla coscienza collettiva certamente trasversale e potenzialmente universale, tanto più che il Soldato Ignoto è onorato in ogni grande Paese quale simbolo di quei valori perenni, ravvisabili nel senso dello Stato, nella percezione dell’Unità come suo principio primo, e nell’amore di Patria, la “Madre benigna e pia che copre l’uno e l’altro mio parente”, come da felice sintesi di Francesco Petrarca.

In occasione del Quattro Novembre 2021, è cosa buona e giusta che il Gruppo delle Medaglie d’Oro al Valor Militare d’Italia, in collaborazione con l’ANCI (Associazione Nazionale Comuni Italiani) e d’intesa con ASSOARMA, abbia avviato il progetto “Milite Ignoto Cittadino d’Italia”, volto a conferire la cittadinanza onoraria di ogni Municipalità al Soldato che esprime l’Unità della Nazione, e con essa, i suoi valori “non negoziabili”. Ecco una grande storia che scrive una nuova pagina davvero importante e commendevole, di piena e totale condivisione di questi valori e conferma che i rintocchi delle campane d’Italia possono nuovamente testimoniare, al pari di cento anni orsono, una fede comune e una speranza mai doma.


Carlo Cesare Montani

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