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Immagine del redattoreMassimo Mancini

Carnevale e Quaresima

“Le mascare val soldi soeo in Carneval” (Antico detto Veneziano)


Le Maschere valgon’ soldi solo a Carnevale. Colori eccentrici magistralmente esibiti in accoppiate allegre e sgarbate. Nasi adunchi sotto fronti corrucciate. Cappe nere, pizzi e merletti. L’austerità si mescola al grottesco e diventa burla sotto piogge di petali colorati. Questo è quanto generalmente sappiamo del Carnevale: Un momento per evadere i problemi della vita quotidiana e fare scorpacciate prima della penitente Quaresima; ma le sue origini, in realtà, sono ben più profonde.


"La lotta tra Carnevale e Quaresima" di Pieter Bruegel il vecchio

Oggigiorno il Carnevale, nella nostra penisola, levato le manifestazioni più eloquenti tra Venezia e Viareggio, possiamo considerarlo, purtroppo, una specie in via di estinzione. L’intrattenimento televisivo in genere, di forte matrice USA, che racconta l’affascinante festa anglosassone delle zucche infuocate, è andato pian piano soppiantando i nostri Martedì e Giovedì grasso; o almeno così sta succedendo nella cultura di massa dei più giovani. Chi appartiene a generazioni più navigate sa bene quanto il Carnevale sia stato, da sempre, un momento importante della cultura nostrana.

Le origini sono decisamente pagane; il Carnevale proviene dalle feste dionisiache greche e dalle saturnali romane; e, andando più a fondo, ritroviamo fonti Egizie; una festa in onore della Dea Iside. Durante tali festività si scioglievano gli obblighi sociali, e, per gioco si ribaltava l’ordine generando un Caos fatto di scherzo, maschere, piaceri e dissolutezza. Per questo le maschere hanno valore solo se inserite nelle floride ghirlande di questo periodo, perché, fuori di esse, sono decisamente eccessive.

La Tradizione Cristiana Cattolica ha assorbito tale periodo dandone un senso sicuramente meno dissoluto e più penitente, considerandolo un momento di riflessione e riconciliazione con il divino. Nella tradizione popolare, però, il Carnevale resta sempre fortemente radicato alla sua matrice godereccia.

Questa euforia carnascialesca è stata dipinta e documentata da moltissimi artisti. Ed è fantastico come si racconti, nelle opere pittoriche, un momento di divertimento comune a tutti noi, tra passato e presente nonostante l’avvicendarsi delle varie Epoche.

Bruegel il Vecchio, pittore fiammingo del mille e cinquecento, ha raccontato questo scontro tra dissolutezza e penitenza in una delle sue opere più celebri: La Lotta tra Carnevale e Quaresima. Un dipinto olio su tavola custodito al Kunshistorisches Museum di Vienna.



Con il suo stile di genere, così burlone e simbolico, decisamente intriso di Hyeronimus Bosch; Bruegel, raffigura il Carnevale e la quaresima come due cavalieri dall’aria ridicola e sgangherata. Il primo è un individuo grassoccio che cavalca una botte come destriero, e impugna uno spiedo con carni arrostite come lancia. Visibilmente ubriaco e, forse, non del tutto cosciente, viene spinto da due individui mascherati a festa verso il suo sfidante. La Quaresima è una donna smunta e deperita, che cavalca, rassegnata, una seggiola di legno trainata da un monaco e da una suora; la sua picca è un remo su cui giacciono due aringhe essiccate. Il tutto avviene in una piazza gremita di gente che, semplicemente, vive il proprio quotidiano tra maschere, preghiere, giochi e mendicanti. Un’immagine potente; uno scontro fra due stati della coscienza: i bagordi e la penitenza. Forse, proprio uno scherzo volontario del pittore per raccontare la vita, oppure semplicemente il Carnevale, in cui, si sa, ogni scherzo vale.

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