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Acea: bulli, balle e bile

Gestione acqua peggio del previsto... un disastro


La questione Acea infiamma i ladispolani.

Il nuovo gestore, imposto per legge dallo Stato (https://www.astrid-online.it/static/upload/as-2/as-2343.pdf) non si è presentato nel migliore dei modi, mettendo a regime le bollette con mesi di ritardo, aumentando i costi fissi che, tradotto, significa bollette molto più care anche se si hanno consumi minimi e dulcis in fundo, abbassando il flusso di acqua potabile nelle condutture nell'estate in corso, causando carenza se non addirittura assenza d'acqua a centinaia, migliaia di cittadini. Sembra di essere tornati negli anni '70, quando il problema esisteva davvero e si facevano le scorte di acqua usando la vasca, le ghirbe, le taniche.

Ma, appunto, succedeva negli anni '70 e con l'inizio dell'estate 2023 i ladispolani hanno vissuto un amaro flashback. Ma stavolta si tratta di una scelta del gestore e non di una effettiva carenza di risorse idriche.

Insomma, Acea si fa forte del suo strapotere e, per legge (!), squalifica un servizio che ormai da anni era d'eccellenza, grazie a Flavia Servizi che la gestiva in house.

Un atto di bullismo praticamente o, se vogliamo citare un grande film, è come se Acea avesse detto "Io so io e voi...".



E, com'è noto, i bulli dicono anche tante balle.

In tanti, noi compresi, abbiamo contattato i centralini di Acea e dopo lunghe attese, allietate da Imagine di John Lennon (scherzi del destino), ci siamo sentiti attaccare il telefono proprio quando giungeva il nostro turno.

Quando finalmente qualcuno si apprestava a rispondere, veniva preceduto dal disco che avvertiva di un guasto in via di riparazione e, di conseguenza, questa era anche la risposta che i centralinisti davano ai cittadini infuriati.

Noi abbiamo chiamato per tre giorni di fila lo scorso weekend, dovendoci sorbire la spiegazione del guasto il venerdì, non il sabato e di nuovo la domenica.

Insomma un guasto a intermittenza...

Ma si può sapere di quale guasto si tratta? Perché non dicono che il guasto è in via Tal dei Tali in modo che l'utente possa verificare?

Chi si troverà nei prossimi giorni a chiamare Acea, glielo chieda, nel caso spuntassero fuori nuovi guasti.

Curioso invece che quando il Delegato alle risorse idriche, il tenace Filippo Moretti ha esatto spiegazioni all'azienda si è sentito rispondere che si trattava della siccità, delle scarse piogge cadute. Quindi una delle due spiegazioni (o forse entrambe?) è una balla?

Abbiamo pure scritto all'ufficio relazioni per avere la posizione ufficiale di Acea ma siamo ancora in attesa di una risposta (ci accontentiamo pure di un diniego).


Ma qualche balla viene detta anche sui social. I soliti hater, ubriaconi, nullafacenti rivolgono all'obiettivo sbagliato le loro invettive.

Il Comune di Ladispoli è stato esempio nazionale di tenacia e resistenza contro l'iniqua legge, tirando la corda il più possibile, ma di fronte a una legge dello Stato, non ha potuto che desistere.

Nulla si può rimproverare a questa Amministrazione che tirando il passaggio alle lunghe ha risparmiato ai cittadini anni di aumenti folli.

Pensate se, come molte altre città, avessimo calato le braghe uno, due, quattro anni fa: avremmo pagato bollette carissime sin da allora!

Ciò che va invece chiesto a questa Amministrazione è la massima vigilanza su questa porcheria voluta dal governo Renzi nel 2016.

Forse invettive e maledizioni andrebbero rivolte a chi votò quel DLG convertito poi in legge. Bisognerebbe prendere i verbali di voto di Camera e Senato e scrivere uno a uno a chi la votò (si allega il verbale della seduta https://www.camera.it/leg17/410?idSeduta=0610&tipo=stenografico)


Ma forse l'Amministrazione può fare un'altra cosa. Se aumenti, disservizi, balle e soprusi vari dovessero continuare, la cittadinanza potrebbe organizzarsi per una Class Action e lì il Comune potrebbe fornire il proprio appoggio.

E smetteremmo di avere travasi di bile.

Ecco, una Class Action potrebbe essere efficace come soluzione o anche come deterrente, affinché Acea si ricordi che l'acqua è un bene pubblico e come tale va gestito...


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Da Il Manifesto (29.10.2016)

La Camera dei deputati nell’aprile del 2016, in prima lettura, ha privatizzato il servizio idrico integrato. Tale voto si pone in assoluto contrasto con la legge di iniziativa popolare che voleva la gestione dell’acqua attraverso enti di diritto pubblico. (...) Cosa succederebbe in ordine alla gestione dell’acqua? Non ci sarebbe più la possibilità di impedire che il referendum sull’acqua bene comune venga calpestato e con esso la volontà di 27 milioni di cittadini che nel giugno del 2011 votarono contro la svendita dei servizi pubblici essenziali. (...) Il progetto di riforma Madia 2 sui servizi di interesse economico generale esclude che i servizi a rete, quale è l’acqua, possano essere affidati a soggetti di diritto pubblico, come l’azienda speciale. Siamo in presenza di un progetto normativo che si contrappone anche alla Corte costituzionale che nel 2012, evocando il rispetto della sovranità popolare e degli esiti referendari, aveva enunciato il vincolo referendario, stabilendo che il legislatore dovesse rispettare quanto espresso dai cittadini. Nel disegno di legge sul servizio idrico, si assiste all’assoluta soppressione del modello dell’azienda speciale, l’unico modello di gestione dei servizi autenticamente pubblico, ancora vigente nel nostro ordinamento. Ovvero, si nega ai comuni, alle autorità d’ambito, anche in contrasto con il diritto europeo, la possibilità di poter scegliere un modello alternativo al mercato(...). Il progetto è quello di privatizzare le grandi società pubbliche ex municipalizzate presenti nel nostro Paese (Iren, A2A, Acea, Hera) e porre il territorio italiano sotto il loro dominio e a loro volta della finanza, anche tossica , che le sostiene, da quando si ventilarono i falsi paradisi delle privatizzazioni. Ma impedire che soggetti di diritto pubblico, quali le aziende speciali, possano gestire servizi pubblici essenziali, è un’operazione non conforme e non compatibile con la Costituzione. Rappresenta un tradimento della volontà popolare e dell’inequivoco risultato politico espresso, che aveva fortemente voluto, tra l’altro, l’abrogazione della clausola della remunerazione del capitale investito, proprio quella che spinge capitali e finanza a gestire l’acqua, a prescindere dalla qualità del servizio, della tutela delle risorse naturali, degli investimenti nelle infrastrutture. Ma sono violati anche principi di diritto europeo, quali la sussidiarietà verticale e la libertà di definizione, impedendo ai comuni di scegliersi il modello di gestione più adeguato ed opportuno al proprio territorio ed alla propria realtà socio-economica, così come previsto, tra l’altro, dall’art. 106 del Trattato. Un disegno politico talmente aggressivo da essere incoerente con il principio di neutralità del diritto dell’Unione europea rispetto al regime della proprietà ed ai modelli di gestione, che attribuisce ai comuni il potere fornire ed organizzare i propri servizi d’interesse economico generale e di attivare un “reale” regime pubblicistico in deroga alla regola della concorrenza. Il ministro Madia ha detto che l’acqua non c’entra con il decreto e comunque il governo non intende privatizzarla. Bene, allora si suggerisce di procedere in tal senso: 1) presenti come emendamento del governo nel dibattito al Senato, relativo al disegno di legge sull’acqua, un emendamento all’art. 7 che preveda espressamente la modalità di gestione del servizio attraverso un ente di diritto pubblico; 2) stralci dallo schema di Decreto Madia 2 la gestione delle risorse idriche, come tra l’altro ha vivamente suggerito di fare la commissione affari costituzionali della Camera in sede consultiva. Nel caso il quadro normativo rimanesse immutato, i comuni potrebbero scegliere l’acqua pubblica fondando la propria azione amministrativa direttamente sul diritto europeo il che non escluderebbe anche ricorsi dinanzi alla Corte costituzionale, che potrebbero attivare anche il comitato referendario per l’acqua bene comune del 2011, sollevando conflitto di attribuzioni contro gli atti posti in essere da parlamento e governo.

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